Cos’è esattamente il Body Shaming e quali sono le risposte da parte del mondo dell’arte a questo fenomeno dilagante? Scopriamolo insieme!
Troppo grassa.
Troppo magra.
Troppo alto.
Troppo basso.
Troppo scur*.
Troppo pallid*.
Tutto questo, e tanto altro, è il Body Shaming.
Ne sentiamo spesso parlare, leggiamo un po’ ovunque queste due parole, ma cos’è il Body Shaming esattamente?
Si tratta della derisione di una persona, la quale viene criticata per il suo aspetto fisico, o per parte di esso.
Può riguardare il peso, l’altezza, il colore dei capelli o della pelle, ma anche la presenza di tatuaggi, disturbi o malattie della pelle (pensiamo a voglie, acne o vitiligine) percepiti come discostanti dalla norma.
Chi definisce cosa far rientrare nella norma e cosa invece se ne discosta?
Cosa sarà mai questa norma collegata ad un ben definito canone di bellezza, tanto ammirata e ricercata, ma in realtà così astratta e indefinibile?
Sappiamo quanto cinema e televisione abbiano contribuito a creare e mitizzare la forma fisica perfetta. Quella che sostanzialmente non esiste, e che è impossibile da ottenere, se non a suon di operazioni chirurgiche e botox, o al prezzo di intere giornate passate in palestra tra uno yogurt e l’altro.
Non ha neppure molta importanza il fatto che spesso per il povero malcapitato vittima di questa forma di bullismo sia impossibile modificare la propria situazione: la persona diviene oggetto di derisione pubblica e diventa davvero difficile in questi casi riuscire a difendersi.
Pregiudizi, Cyberbullismo e Body shaming

Il body shaming non è di certo un fenomeno moderno come si potrebbe pensare.
I pregiudizi esistono fin dalla notte dei tempi e se ne parla già da secoli, magari con nomi differenti (conosci Rosso Malpelo, per esempio?), si è semplicemente modificato cambiando con l’evolversi dei canoni estetici, ed è sfociato in fenomeni come il cyberbullismo sui social.
Il mondo odierno ci ha talmente tanto abituati a degli standard di bellezza che non sono per nulla inclusivi e che cambiano di anno in anno.
Siamo passati dalle curve morbide tanto in voga negli anni 50 e di cui Marilyn Monroe e Sophia Loren erano le massime esponenti, alle pin up degli anni 70 coi fianchi stretti e i corpi da atlete; infine, con l’avvento delle supermodelle, ci sono stati propinati come “normali” dei corpi più che perfetti, una perfezione talvolta ottenuta anche grazie all’ausilio del fotoritocco, e che quindi è tutt’altro che reale. Non dimentichiamo, inoltre, che è quasi prassi nel mondo delle passerelle essere addirittura sottopeso.
La massiva diffusione dei social, “grazie” ai quali ognuno è libero di giudicare come meglio crede e, talvolta, senza cognizione di causa, ciò che è diverso da questi standard molte volte irreali, ha sicuramente acutizzato il problema.
Siamo quotidianamente bombardati da commenti, non sempre troppo gentili, riguardo il nostro aspetto fisico. Questo perché, anche quando non ce ne rendiamo conto, giudichiamo gli altri e da questi veniamo giudicati praticamente ogni giorno.
Perché il giudizio è insito nell’uomo, essere da sempre portato ad attaccare ciò che non conosce è ritiene diverso.
Oltre a ciò, viviamo un’epoca in cui l’intelligenza emotiva è estremamente carente e porta i soggetti a sfogare la propria scarsa autostima in violenza verbale sugli altri.

Una violenza di cui sono vittime soprattutto le donne, ma non solo.
E se pensate che qualcuno venga risparmiato dal body shaming, vi sbagliate di grosso. Il web è impietoso sia con la gente “comune”, sia con artisti che calcano i palcoscenici e che fanno parte dello showbiz.
La modella di Gucci, Christina Aguilera, Rihanna e Adele
Proprio nei primi giorni di Settembre 2020 si è alzato un polverone contro Armine Harutyunyan, la nuova modella di Gucci pesantemente criticata dal web per il suo viso, così lontano dai canoni estetici che vanno per la maggiore.
Oltre ai commenti offensivi sui social, non mancano anche blogger e giornalisti che, vergognosamente, si sono scagliati senza pietà contro di lei, definendola senza mezzi termini brutta.
Molto noto è anche il caso della bellissima Christina Aguilera, che dopo anni ed anni in cui si è mostrata al suo pubblico con un fisico considerato perfetto, nel 2012 ha deciso di fregarsene e mostrarsi con qualche chilo in più, scatenando polemiche e dibattiti feroci, rischiando persino il proprio contratto discografico.
O quello di Rihanna, che dopo essere stata fotografata in costume e con curve più generose, è divenuta vittima dei leoni da tastiera.
E vogliamo dimenticarci di Adele?
Per anni criticata per il suo peso che in tanti giudicavano eccessivo, decide di dimagrire e si scatena un polverone: adesso viene criticata perché è troppo magra!
Molte artiste hanno deciso quindi di schierarsi contro questo assurdo ma dilagante fenomeno.
Le stesse che, magari per decenni, si sono distrutte con diete impossibili e inadatte, facendo sentire schiere di ragazzine inadeguate, pronte ad abbracciare ideali assurdi come il pro-ana.
Adesso gli anni e l’età hanno presentato loro il conto e alcune si sono addirittura fatte portavoce dei movimenti profat, loro che per anni sono state modelli di inarrivabile perfezione. Sarà anche per questo che oggi il fenomeno della bullizzazione del corpo sia così diffuso?
Il fenomeno è ormai di portata globale ed ha attirato l’attenzione di artisti di ogni genere.
Emblematico il caso di Cynthia Nixon (l’interprete di Miranda Hobbes nel telefilm cult “Sex and the city”), che in un video diventato virale recita una parte della poesia “Be a lady, they said” scritta dall’autrice Camille Rainville, il cui messaggio è chiaro: qualunque sia il suo aspetto, la donna è spesso oggetto di feroci critiche.
Ma questo è solo uno dei pochi esempi d’arte contro la bullizzazione del corpo.
Come risponde dunque l’arte al body shaming?
Proteste e proposte del mondo artistico
Ecco tre delle più recenti e interessanti proposte artistiche che hanno deciso di protestare in maniera artistica e pacifica contro questo fenomeno.
- Al Margen
- Zinteta
- Laura Romano e le artiste della creta
Al Margen
Se non avete mai sentito parlare di Al Margen, vi consiglio di fare qualche ricerca in merito.
Si tratta dello pseudonimo di un illustratore argentino molto impegnato nel sociale.
I suoi disegni sono, come dichiarato dall’autore stesso, irrealistici e filtrati dalla sua immaginazione, ma offrono spunti di profonda riflessione a chi li osserva.
L’artista è solito disegnare su ciò che lo preoccupa, che lo infastidisce.
Le sue illustrazioni colpiscono chi le osserva, perché mettono a nudo in modo dissacrante tutti quei mali sociali che ben conosciamo, ma a cui spesso preferiamo volgere le spalle e non guardare.
Poteva mica mancare una sua denuncia contro il body shaming? Chiaramente no.

Direi che l’illustrazione si commenta da sola: una donna in evidente imbarazzo, che cerca di coprirsi dalla vergogna provata per via di quegli sguardi che la fissano con insistenza, facendola sentire inadeguata.
Cinta Tort Cartró aka Zinteta
A soli ventuno anni, la giovanissima artista di Barcellona vanta un account instagram seguito da ben 95mila persone. La sua idea di ricoprire di colori arcobaleno le smagliature presenti nel corpo delle donne ha fatto il giro del mondo.


Anche in questo caso Zinteta ha riempito di colori le smagliature sul corpo della modella.
Invece di censurare i difetti, insomma, questi vengono riempiti di colore. L’artista è impegnatissima nel diffondere il suo concetto di body positive, dei difetti riempiti di colori arcobaleno, ed ha anche pubblicato un suo libro illustrato non fictional, Habitar mi cuerpo, dove racconta la sua storia a suon di illustrazioni.
“Curvy on the beach”
Per caso qualcuno pensava che in Italia il tema del body shaming non fosse sentito?
Bene, in quel caso questo qualcuno si sbagliava!
La statua “Curvy on the beach – Bellezze… a tutto tondo” è stata realizzata in creta da un team di artiste italiane coordinate da Laura Romano ed è stata installata nell’area verde tra Mercato Civico e Parcheggio dell’Arsenale di Savona, dopo aver vinto il bando comunale “Giardini d’Artista”.

L’opera sembra essere stata scelta proprio per il suo intento di sensibilizzare al body shaming ed è stata inaugurata l’8 di agosto di quest’anno.
A dimostrazione che la tematica del body shaming risulta scomoda ad alcuni, giusto qualche giorno dopo l’installazione la statua è stata purtroppo preda di atti vandalici.
Ovviamente queste sono soltanto tre delle innumerevoli opere di artisti che si sono impegnati alla sensibilizzazione al body shaming.
Ne conosci altre e vuoi segnalarcele? Scrivi pure qui sotto nei commenti!
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Alessia, 2* anni (non si chiede l’età ad una signora!), SEO Specialist/Digital marketing Specialist in formazione.
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