I social network sono uno degli strumenti più importanti del nostro secolo, i benefici ottenuti grazie ad essi sono stati molti, vale la pena ricordarne alcuni: accorciare le distanze fisiche, aumentare la possibilità di nuove conoscenze, agevolare la diffusione di notizie e conoscenze.

Lo sviluppo delle varie piattaforme nel corso del tempo è stato rapido e continuo, ognuno di noi adesso ne sfrutta più di una, si potrebbe dire che oramai ognuno di noi ha una sua estensione digitale.

Ma come tutte le grandi invenzioni anche i social network se usati impropriamente possono diventare armi letali, ed ecco il lato negativo della medaglia dei social: l’Hate speech.

L’hate speech, in questi anni, ha fatto molto discutere ed è stato ed è tuttora un tema molto caldo, ci sono molti dibattiti in merito e come ogni grande dibattito importante in cui ognuno esprime la sua opinione, si crea un grande polverone.

Cercheremo di chiarirci le idee sul suo reale significato, sulle implicazioni e i disagi che comporta, vedremo quindi insieme come sia possibile contrastarlo.

In questo articolo parleremo di:

·        Cos’è l’Hate speech.

·        Come si manifesta

·        Quali sono le misure e i corretti atteggiamenti  per contrastarlo.

Cos’è l’Hate speech?

Manifesto contro l’hate speech

Iniziamo con il tradurre questo concetto nella nostra lingua, Hate speech in italiano vuol dire incitamento all’odio.

Le definizioni che vengono date dagli organismi internazionali sono molte, noi per meglio comprendere questo fenomeno utilizzeremo la prima scritta dal Consiglio D’Europa e poi aggiornata dallo stesso successivamente:

“L’hate speech è l’istigazione pubblica alla violenza o all’odio nei confronti di un gruppo di persone, o di un suo membro, definito in riferimento alla razza, al colore, alla religione, alla discendenza o all’origine nazionale o etnica, inoltre si includono anche le manifestazioni di antisemitismo, intolleranza religiosa, antiziganismo, omofobia e transfobia”.

Con questa spiegazione giuridica iniziamo a comprendere meglio in che campo ci stiamo addentrando.

L’hate speech quindi, non è il semplice commento che i famosi “leoni da tastiera”, scrivono sotto i post nei social network, è qualcosa di più grande e complesso.

Casi di Hate speech?

Per quanto la definizione giuridica di incitamento all’odio, sia molto chiara e ben spiegata, citare alcuni casi di hate speech ti permetterà di comprendere meglio questo fenomeno:

  • Silvia Romano è stata un personaggio molto discusso, dopo il suo salvataggio in Somalia da parte della nostra intelligence, il web si è trasformato in un palcoscenico virtuale, colmo di odio e rabbia, nei confronti della cooperante milanese. Moltissimi sono stati i messaggi offensivi e minatori contro la giovane donna reduce dall’esperienza della prigionia,  le motivazioni di tanto odio sono legate alla scelta religiosa presa dalla donna durante il suo periodo di detenzione. Silvia di sua spontanea volontà, come da lei ribadito in più interviste, si è interrogata personalmente sulla religione dell’Islam. Dopo aver avuto modo di conoscere vari aspetti di questa fede, ha preso la decisione di diventare musulmana.  La scelta presa dalla ragazza ha infervorato il web, che al suo ritorno l’ha resa il centro di un bersaglio, in cui molti utenti dal click facile, hanno iniziato a spararle addosso commenti e giudizi offensivi, scaturiti dalla scelta di abbracciare la stessa religione dei suoi rapitori. Il fiume di intolleranza e odio che si è riversato sulla giovane Silvia, l’ha costretta a blindare la sua privacy.
  • La ministra dell’istruzione Lucia Azzolina è stato uno dei casi più recenti di hate speech, la ministra, si è ritrovata al centro di una tempesta di odio sui vari social, a seguito della scelta di riaprire le scuole attraverso l’istituzione dei protocolli di sicurezza. La decisione delicata della ministra, non è stata apprezzata da molte persone, compresi alcuni insegnanti e presidi, che si sono riversati contro di lei, sul web, attraverso minacce di morte e forti intimidazioni.  La violenza e gli attacchi degli internauti, hanno costretto la Guardia di Finanza a reputare opportuno l’utilizzo della scorta per evitare che la ministra potesse essere vittima di attacchi fisici. Ecco degli esempi di  su come l’hate speech è stato carnefice di attacchi pesanti e ingiustificati da parte di molti webeti.

Come si manifesta?

hate speech rappresentato come proiettili contro le vittime

I casi  Romano, Azzolina rendono molto chiaro cosa sia questo fenomeno che ormai da anni appesta il web, adesso dobbiamo capire quali sono i passaggi e le motivazioni che scatenano tutto ciò.

Non abbiamo più i famosi “Leoni” ma degli Hater (odiatori), che utilizzano il social come un mezzo per dare sfogo ai propri pensieri, “vomitando” in modo gratuito messaggi di odio nei confronti di qualsiasi cosa e persona, da loro non sia apprezzata.

Lo scopo del Hater non è solo insultare una particolare categoria, ma è denigrare tutto ciò che non sia condiviso. 

La diffusione del suo messaggio intollerante, diventa un richiamo per altri hater che iniziano a raggrupparsi e a bersagliare la loro preda. 

Assistiamo così all’orribile scena del branco di “leoni da tastiera”, che cerca di sbranare la sua vittima, con minacce e insulti, che diventano ferite profonde e visibili sulle bacheche dei social. 

Ma gli Hater non sono gli unici portatori di questa piaga chiamata Hate speech, il web ha un altra tipologia di carnefice che si aggira nei  social a mietere innocenti con i suoi messaggi, il Troll. 

Troll nel gergo di Internet e in particolare delle comunità virtuali, è un soggetto che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso e/o del tutto errati, con il solo obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.

Il troll si differenzia dal hater, non è figlio di ignoranza e estremismo, è un provocatore sadico, che con consapevolezza delle azioni che compie, diventa combustibile per lo scoppio dell’odio online.

Egli non è motivato da un’opinione o da un pensiero intollerante che deve affermare a tutti i costi, il suo scopo è il divertimento personale che nasce nel vedere lese le sue vittime. 

L‘university of Wisconsin-Madison e l’università Mount Hellen in Australia, hanno condotto vari studi sui profili psicologici online, in seguito alla scoperta dei troll, ne hanno evidenziato i tratti psicologici: il soggetto che si mette i panni di questo personaggio ha un alto livello di sociopatia e di empatia cognitiva. 

Quest’ultima conosciuta come empatia fredda, permette al troll di poter prevedere e riconoscere la sofferenza emotiva delle sue vittime, permettendogli di usarle. 

Ecco come i social, strumenti dai grandi benefici, diventano luoghi dove si perpetuano ogni  giorno carneficine di vittime innocenti.

Quali sono gli atteggiamenti per contrastarlo?

comportamenti per sconfiggere l’hate speech

Dopo aver compreso chi sono i diffusori del hate speech e come diffondono il loro pericoloso messaggio, il primo atteggiamento per contrastarlo è la: 

  • Riflessione: semplice e immediata, tutti possiamo iniziare a praticarla fin da subito. Evitiamo di lasciarci cullare dall’ignoranza e dall’estremismo (che portano al hate speech), rinviamo al “futuro” la nostra opinione sui social, con un senso critico che nasce dalla riflessione, possiamo evitare di farci trasportare da un mare di ignoranza e odio.  Applichiamo quelle regole informali che usiamo nella vita di tutti i giorni: pensiamo prima di parlare = pensiamo prima di scrivere. Dovremmo iniziare a vivere da cittadini civici e digitali e per farlo dobbiamo iniziare ad applicare norme di cittadinanza digitale.  Potremo vivere i social come un luogo libero ma rispettoso, dove ci si può esprimere senza ledere altre persone. 
  • Responsabilità: dobbiamo iniziare a diffondere questo concetto e questa sana abitudine anche sul web. Iniziamo a essere responsabili per gli altri, iniziamo ad avere cura per quello che accade, quante volte davanti ad un’azione di Hate speech si passa avanti e si pensa “Non è un problema mio”? I giganti del web, che gestiscono le varie piattaforme da noi utilizzate, sono molto sensibili all’argomento e ci hanno fornito uno strumento per permetterci in prima persona di interrompere questa catena d’odio: le segnalazioni.
  • Segnalazioni: con questo strumento potrai far notare ai responsabili delle piattaforme,  che ci sono comportamenti scorretti nei confronti di un utente (o nei nostri). Con una piccola azione di pochi secondi, puoi fare la differenza. Se tutti quanti iniziassimo a segnalare ciò che consideriamo essere offensivo o sessista, renderemo il web un posto più sicuro e fertile, in grado di stimolare noi tutti a diventare persone più solidali e sensibili, in grado di accogliere l’“altro” e non di escluderlo.
  • Informarsi correttamente: il web ormai è un overload informativo, siamo sommersi da un mare di informazioni: post, articoli, immagini su avvenimenti di cronaca, sfide politiche, dati scientifici… Tra queste vi sono alcune notizie inventate o ingannevoli, distorte appositamente o create per sembrare informazioni reali, con lo scopo di diffondere sfiducia, tensioni e ignoranza, queste vengono chiamate Fake news. Queste Fake News sono strettamente correlate alle Hate speech, molte delle cause dell’odio che nascono sul web sono dovute alla diffusione di notizie false, costruite appositamente per ingannare i lettori e disinformare.

Anche il Covid-19 è rientrato nella produzione dell’Industria di fake news, in un momento di instabilità politica e sociale dovuti dalla pandemia. Esponenti politici (e non solo) hanno iniziato a diffondere teorie complottistiche del tipo “Il covid è stato creato in un laboratorio cinese”, è stato una della più grandi bufale diffuse sul web, da esponenti politici come Salvini, Trump e Bolsonaro

Questa fake news come potrai immaginare, ha creato odio e pregiudizio verso medici, persone di origine cinese, scienziati, ricercatori e politici dalle idee contrapposte. 

Controllare le fonti è un buon inizio, scoprendo da chi provengono certe notizie possiamo subito comprendere se sono vere o meno, inoltre questo ci permette di evitarne la diffusione segnalandole sulle varie piattaforme.

Scendi in campo con Amnesty international “Combatti l’Hate speech in prima persona”

 Task force hate speech: insieme per contrastare l’odio online

Per combattere l’hate speech AMNESTY ha creato la task force osservatori , è un nuovo progetto che vede impegnato un gruppo di lavoro nell’osservazione, monitoraggio e documentazione di alcune situazioni pubbliche a rischio di violazioni dei diritti umani in Italia.

“Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte le cose che contano”

Martin Luther King.

Conosci altri atteggiamenti o soluzioni per indebolire l’hate speech?

Scrivi nei commenti, per condividere i tuoi suggerimenti e idee. 

Se questi temi ti sono piaciuti e ti hanno incuriosito, ti invito a leggere questo articolo sul body shaming, un tema strettamente correlato con l’hate speech.

Facebook

Instagram

Twitter 

Sei un creativo? Hai voglia di partecipare con le tue opere alle nostre iniziative?

Contattaci!

Matthias Messina
Matthias Messina

Studente di economia, Jr. Accountant, lettore appassionato e curioso perenne.
Sono attratto da ogni cosa che stimola la mia creatività e che mi permette di crescere come persona.
Scrivo per dare il mio piccolo contributo in questo mondo.