Il 20 Novembre si celebra il TDoR, il Transgender Day of Remembrance: in questo importante giorno, scopriamo insieme cos’è la transfobia e qual è il suo impatto in Italia
Conosci la “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”?
I primi tre articoli sono determinanti, vediamoli insieme:
“Articolo 1 – Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Articolo 2 – Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
Articolo 3 – Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.”
Anche se la Dichiarazione universale dei diritti umani è stata firmata nel 1948 ed è attualmente riconosciuta in 48 Paesi, sono ancora moltissime le situazioni in cui i principi in essa espressi non vengono affatto rispettati.
Gli episodi di discriminazione ai danni della comunità LGBTQ ne sono un triste esempio, soprattutto quando questi sfociano nella violenza e nell’omicidio.
Il fenomeno non è sconosciuto ed è ben lontano dalla sua risoluzione, anche se attualmente è stato approvato alla Camera un disegno di legge contro la violenza per motivi legati all’omotransfobia, alla misoginia e alla disabilità. Si attende l’approvazione in Senato, mentre nel frattempo l’opposizione protesta in aula indossando dei bavagli.
Fatto che dimostra chiaramente come, in mancanza di una cultura condivisa, la sola legge rischierà di non essere risolutiva.
Il solo fatto che ci troviamo ancora oggi a dover istituire una giornata per ricordare le vittime dell’odio contro i transgender significa che, nonostante negli ultimi anni siano stati fatti passi da gigante a livello di normative vigenti, siamo ancora ben lontani dallo sconfiggere la transfobia e, in generale, gli atteggiamenti di odio e disprezzo nei confronti di individui che si riconoscono LGBTQ (per chi non lo sapesse, l’acronimo sta per Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer).
Ma chi è un transgender?
C’è molta confusione intorno a questo termine, che indica una persona in cui si manifesta una discrepanza tra il genere biologico e quello effettivo.
Occorre fare una precisazione: si tende a pensare che un transgender, per essere tale, debba necessariamente ricorrere alla riattribuzione chirurgica del sesso, ma in realtà non è così.
La transfobia, ovvero la discriminazione indirizzata verso individui transessuali, è un fenomeno di portata globale, di cui molte volte non si parla o si parla troppo poco, probabilmente perché parlarne per molti è scomodo.
Spesso sono anche i diretti interessati che desistono dal denunciare atti di violenza e discriminazione per paura di reazioni violente, e coloro che vorrebbero supportare la causa alla fine non lo fanno per timore di ritorsioni.
Come è accaduto, per esempio, nel palermitano quest’estate, dove un uomo è stato ferito nel tentativo di difendere una trans da un’aggressione.
Le origini del TDoR

Il Transgender Day of Remembrance è l’occasione perfetta per riflettere sul triste fenomeno degli omicidi ai danni di persone transessuali.
In America gli omicidi ai danni degli individui transessuali sembrano riguardare soprattutto le transessuali afroamericane, il che indica che, oltre al movente transfobico, vi è anche una forte componente razzista. Insomma, si tratta di un fenomeno molto complesso, che ha fatto numerose vittime ma che prima degli Anni 90 non era tenuto in considerazione come invece sarebbe dovuto accadere.
Le cose cambiarono nel 1999, anno in cui l’avvocato transgender Gwendolyn Ann Smith organizzò una veglia serale a lume di candela in onore della transgender Rita Hester, uccisa nel novembre del 1998, quindi circa un anno prima.
Ma la veglia ebbe anche lo scopo di ricordare tutte le altre le vittime della violenza contro i transgender: tre anni prima anche Chanelle Pickett, altra transessuale di origini afroamericane, era stata uccisa in un impeto d’odio.
Nel tentativo di cancellare, con la violenza brutale, la presenza dei trans dalla faccia della terra.

Quella che era stata concepita come una semplice fiaccolata commemorativa diede alla fine avvio ad una tradizione arrivata ormai al suo ventunesimo anno e celebrata in gran parte delle città del mondo.
Anche l’Italia per fortuna ha abbracciato valori di solidarietà e sostegno nei confronti dei transgender, organizzando diverse manifestazioni durante il TDoR.
E probabilmente nel nostro Paese gli attivisti hanno qualche motivo in più per far sentire la propria voce e tentare di sensibilizzare la gente contro la transfobia: in base a quanto emerso dallo studio Trans Murder Monitoring di Transrespect, infatti, l‘Italia detiene il triste primato di Paese europeo con il più alto tasso di omicidi a danni delle persone transessuali.
E a livello mondiale?
Sembrerebbe che la fascia di “peggior paese in cui vivere se sei trans” spetti al Brasile, dove dal 2008 al 2016 sono state uccise ben 868 transessuali.
Secondo lo studio di Transrespect, infine, tra il 2008 e il 2019 la transfobia ha rubato la vita a 3314 anime.
Ma torniamo all’Italia.
La situazione in italia
Come già accennato, è il primo paese europeo per numero di omicidi legati alla transfobia, con trentasei casi registrati tra il 2008 e il 2016.
Occorre fare una precisazione: questi trentasei casi si riferiscono a vittime riportate sui giornali, di cui era certa la causa scatenante dell’omicidio.
Facile quindi comprendere come si tratti sicuramente di una casistica sottostimata.
In Italia inoltre sembra molto diffusa la volontà di rendere la vita di una persona transessuale impossibile.
Non soltanto vengono perpetrati omicidi ai danni della persona in sé, ma anche ai danni dei suoi affetti.
Un esempio?
Il recente fatto di cronaca nera ai danni della giovane Maria Paola Gaglione, uccisa dal fratello per la sua relazione con un transessuale.
Quella che sembrerebbe una spedizione punitiva organizzata dall’intera famiglia della giovane Maria Paola, e che, se ci fermiamo a riflettere, non è molto differente dagli stupri correttivi che vengono perpetrati in Africa ai danni della comunità LGBTQ: si cercano giustificazioni assurde per dei crimini di efferata violenza.

Chiaro quindi che, quando parliamo di transfobia, non ci riferiamo solamente agli omicidi, ma a tutti quegli atti volti a discriminare, allontanare e penalizzare un individuo la cui unica colpa è quella di essere nato in un corpo in cui non si identifica e cercare di porre rimedio ad una situazione sicuramente non facile per chi la vive dall’interno.
Oltre a ciò, è doveroso aggiungere che spesso le notizie di cronaca che riguardano la comunità LGBT in generale e i trans in particolare non vengono attenzionate e passano in secondo piano.
Un caso emblematico è quello del licenziamento della professoressa Giovanna Cristina Vivinetto, giovane insegnante di letteratura italiana liceo linguistico dell’istituto paritario Kennedy di Roma.
Dopo due sole settimane di servizio le viene comunicato il licenziamento con motivazioni poco credibili.
La reale motivazione sottesa al suo licenziamento, in base a quanto emerso in seguito, sembrerebbe essere legata al suo essere transessuale.
Qualcuno di voi ricorda questa notizia?
Molte delle principali testate italiane l’hanno ignorata, pochi ne hanno parlato.
La professoressa è stata ospite di alcuni talk show che hanno cercato di spettacolarizzare il caso a proprio vantaggio, è vero. Ma dopo qualche settimana la notizia è passata in sordina.
Le cause della transfobia
Ma da cosa derivano questi atteggiamenti discriminatori?
E perchè in Italia la transfobia è così diffusa?
La penisola italiana sembrerebbe il territorio europeo in cui esiste la minore accettazione nei confronti della comunità LGBTQ.
Tre sono le cause che di certo incidono sulla mancata accettazione:
- maschilismo e sessismo
- disinformazione
- credenze e falsi miti
Maschilismo

Il problema sembra essere molto complesso e non riguarda soltanto gli individui che si riconoscono come LGBTQ.
Il maschilismo è culturale, è radicato in una società dove tra patriarcalismo e poteri forti, l’uomo ha ripetutamente controllato le donne rivendicando la sua superiorità.
Non a caso, prima del 1945, le donne non potevano neanche votare.
Probabilmente è nel sessismo visceralmente radicato nella società italiana che vanno ricercate le cause profonde della transfobia.
In un Paese dove a lungo si è stabilita ed è stata accettata la supremazia dell’uomo, una persona dichiarata anagraficamente uomo ma che non si sente tale e decide di ricorrere alla riassegnazione chirurgica del sesso viene stigmatizzata. Stesso discorso vale se accade, al contrario, che un uomo nato nel corpo di una donna cerchi di porre rimedio al suo malessere, vestendosi come ritiene più consono alla sua persona.
Disinformazione
Altro complice per lo sviluppo della transfobia è la totale disinformazione su quel che realmente significa essere transgender.
Molte persone tendono spesso a sovrapporre e a confondere l’orientamento sessuale e l’identità di genere: come se tutti gli omosessuali volessero appartenere al sesso opposto, cosa che in realtà è del tutto falsa.
L’identità di genere può essere diversa dal sesso biologico.
C’è inoltre una gran confusione a livello di terminologia e non sono in molti a conoscere la differenza tra cisgender e transgender.
La disinformazione implica delle conseguenze molto dannose, che portano a pregiudizi, stereotipi e atteggiamenti pericolosi.
Credenze e falsi miti
Un ultimo fattore che gioca un ruolo fondamentale nella manifestazione della transfobia può essere rintracciato nei falsi miti e nelle credenze legate al mondo queer. Per anni è stata popolare la tesi secondo la quale una persona transgender diviene tale a seguito di un trauma infantile, ma questa teoria non è supportata da evidenze scientifiche (anzi, le ricerche sembrano averla addirittura smentita).
Nonostante questo, in ambito medico si parla ancora del transessualismo come di una forma di disforia, termine che sta ad indicare un’alterazione patologica.
E se ancora oggi la medicina indica come patologico il nascere nel corpo sbagliato, questo significa che abbiamo ancora molta strada da fare.
Non bastano solamente 24 ore per ricordare le vittime della transfobia e per cambiare la situazione.
Ma possiamo fare di più, ricordandole tutto l’anno.
E la prossima volta che vedi per strada un ragazzo o una ragazza che vengono maltrattati per il solo fatto di essere transgender, non voltarti dall’altra parte, ma offri il tuo aiuto.
Il fatto che determinati problemi non ci riguardino personalmente, non ci autorizza a voltarci di fronte alla violenza.
Un Paese migliore, civile e avanzato è possibile solo grazie all’impegno di tutti, grazie alla volontà di ognuno di costruire una società dove il rispetto per l’altro sia alla base del nostro comportamento.
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Alessia, 2* anni (non si chiede l’età ad una signora!), SEO Specialist/Digital marketing Specialist in formazione.
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